Con la frase "vita indegna di essere vissuta" (in tedesco Lebensunwertes Leben) s'intende la denominazione, interna al glossario della Germania nazista, con cui venivano indicati certi segmenti di popolazione a cui, secondo il regime del tempo, non doveva essere concesso il diritto alla vita e che andavano dunque eliminati per eutanasia; fra costoro erano incluse le persone affette da gravi problemi di salute fisica o mentale e quelle ritenute gravemente inferiori sulla base della rigida politica razziale nella Germania nazista.
Il concetto è stato una componente fondante dell'ideologia del nazionalsocialismo e la sua applicazione sistematica ha portato col tempo al genocidio di varie minoranze nella stessa popolazione tedesca e alla Shoah[1].
Il programma di eutanasia nazista era conosciuto come Aktion T4: adottato ufficialmente a partire dal 1939 attraverso una decisione personale di Adolf Hitler, il programma è cresciuto in estensione e portata oltre il 1941, quando era stato ufficialmente chiuso, fino al 1942, quando varie proteste pubbliche lo hanno fattivamente di molto rallentato; nonostante questo, negli anni successivi il programma è stato gradualmente integrato nel sistema dei campi di concentramento continuando fino al 1945 e diventando di fatto parte integrante dell'Olocausto[2][3][4].